Viaggio nella luna - Georges Melies - Disegno
By Lorenzo Carapezzi / Aggiornato 12 minuti fa / Sceneggiatura

Scriptoria - Episodio 1: La prima sceneggiatura mai scritta

Per essere un bravo sceneggiatore, non basta avere delle buone idee. Spesso, quando pensiamo alla sceneggiatura, la prima immagine che ci viene in mente è un file sul computer, con intestazioni, didascalie e battute.

Ma scrivere una sceneggiatura non significa solo avere un’idea brillante o conoscere la giusta formattazione. È fondamentale comprendere il mezzo e la sua evoluzione, perché ogni invenzione – dalla ruota alla sceneggiatura – nasce da un’esigenza precisa. La scrittura per il cinema non è un’eccezione: la sua struttura e il suo linguaggio si sono sviluppati nel tempo per rispondere a necessità specifiche, trasformandosi insieme all’industria e alle tecnologie del racconto audiovisivo.

Oggi prende vita SCRIPTORIA, un viaggio attraverso la storia della sceneggiatura, alla scoperta di come questo strumento di narrazione si sia trasformato nel tempo. Dalle sue origini ai codici che oggi regolano il racconto per immagini, esploreremo le intuizioni, le rivoluzioni e le esigenze che hanno dato forma al modo in cui il cinema e la televisione raccontano le loro storie.

In questo primo episodio, torniamo alle origini per scoprire come tutto ha avuto inizio: la nascita della prima sceneggiatura. Esploreremo il contesto storico, le esigenze che hanno portato alla sua creazione e il modo in cui ha gettato le basi per la narrazione cinematografica che conosciamo oggi.

Il cinema delle origini

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il cinema non è ancora considerato un’arte, ma una curiosità tecnica, un’ulteriore evoluzione della fotografia, nata da esperimenti scientifici. Nel 1895, i fratelli Lumière, chimici e imprenditori, presentano al pubblico la loro grande invenzione: il cinematografo. Con L’uscita dalle officine Lumière (La Sortie des usines Lumière), una ripresa di pochi secondi in cui alcuni operai escono dalla loro fabbrica, i Lumière non raccontano una storia, non ci sono personaggi o conflitti. C’è solo la realtà, catturata e documentata nel suo movimento.

In questo periodo pionieristico, i protagonisti del cinema non sono artisti, ma tecnici: scienziati, ingegneri e inventori che, armati di macchine, emulsioni chimiche e giochi ottici, si lanciano in esperimenti incredibili. L’obiettivo dei Lumière non è raccontare storie, ma vendere una nuova invenzione scientifica: i loro film(ati) non sono altro che brevi vedute, pensate come dimostrazioni pratiche delle potenzialità del cinematografo.

In questo contesto, non esistono ancora le sceneggiature: non c'è bisogno di scrivere copioni o di pensare a una narrazione. I film si limitano a riprendere ciò che accade spontaneamente davanti all’obiettivo.

Il cinema, così come lo vediamo, è ancora lontano. Per ora, è una meraviglia tecnica, un gioco chimico e meccanico, che cattura la realtà senza l’intervento dell’immaginazione. Ma questa visione cambierà presto, grazie all’arrivo di un prestigiatore che non vede più solo scienza, ma una vera e propria magia!

Fratelli Lumiere - Invenzione del cinema

Georges Méliès: il padre della narrazione cinematografica

Il prestigiatore arriva davvero, e si chiama Georges Méliès. Figlio di imprenditori di scarpe, ma soprattutto figlio della Parigi in fermento della Belle Époque, cresce tra teatri di illusionisti, caffè-concerto e meraviglie tecnologiche che stanno cambiando il mondo.

Nato nel 1861, Méliès si forma tra arte e ingegno: studia disegno e si appassiona presto al teatro. L’incontro con il mago Jean Eugène Robert-Houdin gli svela l’arte dell’illusione scenica. Poco più che trentenne, acquista il celebre Teatro Robert-Houdin e diventa uno degli illusionisti più noti di Parigi.

Ma la vera magia arriva nel 1895, quando Méliès assiste a una proiezione dei fratelli Lumière. Mentre il pubblico ammira stupito quella nuova invenzione tecnica, Méliès intuisce subito qualcosa di diverso: vede un potenziale narrativo. Dove gli altri osservano un ingranaggio meccanico, lui scorge un palcoscenico per storie e meraviglie. Compra una cinepresa e la trasforma in una bacchetta magica.

Georges Melies - Foto

Nel suo laboratorio-teatro, Méliès sperimenta: inventa i primi effetti speciali, fa apparire e sparire oggetti, crea sovrimpressioni e trucchi ottici. I suoi film non si limitano a documentare la realtà, ma la reinventano. È il primo a portare sullo schermo la fantasia, rompendo la rigidità documentaristica dei Lumière.

Nel 1902 firma la sua opera più celebre: Viaggio nella Luna (Le Voyage dans la Lune), ispirato ai romanzi di Jules Verne e H.G. Wells. Non esiste ancora una sceneggiatura nel senso moderno, ma Méliès lavora su storyboard, schizzi e appunti dettagliati che guidano l’intera realizzazione del film. È una sorta di "proto-sceneggiatura": un piano visivo che dona al film una vera e propria struttura narrativa, con un inizio, uno sviluppo e una conclusione.

Con Méliès, il cinema smette di essere solo una macchina scientifica: diventa racconto, visione, immaginazione. Nasce la necessità di progettare prima di girare, di mettere nero su bianco il sogno che si vuole realizzare. È l’alba della scrittura cinematografica: ancora informe, istintiva, ma già presente.

Stay Tuned

Méliès dimostra che il cinema può essere narrazione, ma serve qualcosa di più della magia teatrale. Serve un metodo, una mappa precisa per condurre lo spettatore attraverso l’immaginazione.

Ed è proprio in questo spazio sospeso tra sogno e tecnica che, per la prima volta, qualcuno metterà su carta un’intera storia pensata per il cinema. Sta per nascere la prima, vera sceneggiatura.

Cosa ne pensate della nostra storia della sceneggiatura che prende vita con SCRIPTORIA? Fatecelo sapere!

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Lorenzo Carapezzi

La scrittura è al centro della mia vita professionale. Creo storie originali e insegno sceneggiatura a giovani talenti, aiutandoli a trasformare idee in trame e personaggi memorabili. Per me, la sceneggiatura è un'arte e una passione quotidiana.