Halloween (1978) - Frame del film
By Lorenzo Carapezzi / Aggiornato 4 giorni fa / Sceneggiatura

Sceneggiatura Halloween (1978): Pagina uno

Halloween è un film del 1978 scritto da Debra Hill e John Carpenter e diretto da quest’ultimo.

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Hill e Carpenter si incontrano per la prima volta all’interno del set del film Distretto 13 - Le brigate della morte (Assault on Precinct 13, 1976): Hill è una giovane assistente di produzione, mentre Carpenter ha debuttato un paio di anni prima col suo primo lungometraggio, Dark Star (1974). Hill lavora come supervisore del copione, scritto dallo stesso Carpenter. Da lì nascerà una collaborazione lavorativa e sentimentale.

Dopo l’enorme successo al botteghino di Halloween, Hill e Carpenter lavorarono insieme anche sui sequel, Il signore della morte (Halloween II, 1981) in quanto autori e produttori e Halloween III - Il signore della notte (Halloween III: Season of the Witch, 1982) in quanto solamente produttori. Dopo il fallimento al botteghino di quest’ultimo capitolo, i due lasciarano la serie, ma continuarono a lavorare a stretto contatto nei film Fog (1980) e 1997: Fuga da New York (Escape from New York, 1981).

Lo stile Carpenter-Hill si distingue per uno stile narrativo essenziale e lineare, dove le storie partono da una quotidianità riconoscibile (personaggi comuni, ambienti domestici o periferici) per poi essere sconvolte dall’irruzione del male, spesso rappresentato come una forza impersonale e inarrestabile. La suspence è costruita attraverso spazi ristretti, claustrofobici, dando vita ad un horror minimalista, dove l’inquietudine nasce più dall’attesa e dall’atmosfera che dalla violenza esplicita.

Nonostante le loro carriere si siano poi separate, l’impronta che Hill e Carpenter hanno lasciato nel cinema resta fortissima. I principi narrativi che hanno sviluppato insieme, ovvero l’equilibrio tra realismo e terrore, l’uso dello spazio come elemento drammatico, la costruzione lenta e controllata della paura, sono diventati un modello per generazioni di registi e sceneggiatori. Carpenter ha continuato a esplorare il tema dell’assedio e dell’isolamento, mentre Hill ha portato la sua sensibilità verso i personaggi e le relazioni umane in altri progetti cinematografici e televisivi.

La loro partnership è oggi ricordata come una delle più influenti della storia del cinema horror, capace di unire la visione autoriale di Carpenter con la sensibilità e la concretezza produttiva di Hill, una pioniera che aprì la strada a molte donne nel cinema di genere.

Sceneggiatura completa di Halloween

Logline

In una notte di Halloween, un assassino mascherato trasforma la sicurezza del suburbio americano in un territorio di paura.

Pagina uno

Sceneggiatura Halloween 1978 - Pagina uno

La prima immagine

Il film si apre all’esterno di una tipica casa americana: una dimora ordinaria, immersa nella quiete di una cittadina di provincia. È un’ambientazione lontana dai luoghi canonici dell’horror classico, come castelli gotici o boschi avvolti dall’oscurità, perché per Carpenter l’orrore non abita più ai margini del mondo, ma vive accanto a noi, nascosto nel quotidiano. L’orrore è domestico, familiare, e può irrompere all’improvviso nella vita di chiunque, anche di te spettatore che stai guardando.

Ma l’elemento davvero innovativo è lo sguardo soggettivo dell’anonimo killer. Fin dalla prima riga, lo sguardo soggettivo costringe il lettore a partecipare all’omicidio invece di osservarlo da fuori. In questo modo, Carpenter trasforma il pubblico in complice del male, ribaltando la tradizionale distanza tra chi guarda e chi subisce. L’horror non è più qualcosa da contemplare, ma qualcosa che ci attraversa, che invade lo sguardo stesso. È l’inizio del concetto di sguardo predatorio, del voyeurismo come motore del terrore, destinato a diventare un tema centrale nell’horror degli anni ’80.

L’anonimo assassino si muove nella casa come un predatore silenzioso, esplorando ogni stanza, spostandosi tra le abitudini quotidiane dei giovani protagonisti. Carpenter suggerisce così che il male può annidarsi ovunque, persino negli spazi più familiari e sicuri.

Il colpo di scena finale, ancora oggi tra i più iconici della storia del cinema horror, rivela l’identità dell’assassino: un bambino. Un gesto innocente e disumano insieme, che distrugge ogni certezza morale. Con questa scelta, Carpenter afferma che il male non ha volto né età, che può abitare anche la figura più pura e apparentemente innocente. Da qui in poi, il cinema horror non avrà più bisogno di mostri soprannaturali: il vero mostro è umano, e può essere chiunque.

Versione del film

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Lorenzo Carapezzi

La scrittura è al centro della mia vita professionale. Creo storie originali e insegno sceneggiatura a giovani talenti, aiutandoli a trasformare idee in trame e personaggi memorabili. Per me, la sceneggiatura è un'arte e una passione quotidiana.