Sceneggiatura Gravity - Frame del film
By Federico Verrengia / Aggiornato un giorno fa / Sceneggiatura

Sceneggiatura Gravity (2013): Pagina uno

Gravity è un film del 2013 scritto da Alfonso CuarónJonás Cuarón e diretto da Alfonso Cuarón.

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Alfonso Cuarón, regista, sceneggiatore e produttore messicano, è una delle voci più audaci e riconoscibili del cinema contemporaneo. Con Gravity (2013), ha scritto una sceneggiatura che sfida le convenzioni del racconto classico e fonde spettacolo visivo, tensione emotiva e riflessione esistenziale in un’opera di sorprendente essenzialità.

Cuarón, già noto per il realismo magico de Y Tu Mamá También (2001) e la potenza visionaria di I figli degli uomini (Children of Men, 2006), usa lo spazio come metafora estrema della solitudine e della rinascita. La pagina uno di Gravity è un modello di scrittura cinematografica asciutta, precisa e fortemente immersiva: niente orpelli, niente dialoghi superflui, solo immagini e azione che parlano da sole.

Attraverso questa analisi, entriamo nel cuore di una sceneggiatura che riesce a essere tanto spettacolare quanto intima, mostrando come, anche nel vuoto più assoluto, possa emergere la più umana delle lotte: quella per restare vivi.

Sceneggiatura di Gravity

Logline

Quando un disastro distrugge il loro shuttle, un ingegnere biomedico e un'astronauta veterano rimangono alla deriva nello spazio. Isolati, senza contatto con la Terra e con l’ossigeno che si esaurisce, devono affrontare il vuoto, il silenzio e le proprie paure per cercare una via di salvezza.

Pagina uno

Sceneggiatura Gravity: Pagina uno

La prima immagine

La sceneggiatura di Gravity si apre nel buio assoluto. Nessuna immagine, nessun suono. Solo un testo in sovrimpressione che enuncia dati scientifici inesorabili: a 600 chilometri sopra la Terra, la temperatura oscilla tra +258 e -148 gradi Fahrenheit; non c’è suono, né pressione atmosferica, né ossigeno.

“La vita nello spazio è impossibile.” Questa dichiarazione netta, imposta in bianco su nero, non è solo un dato ambientale: è una premessa narrativa, una minaccia implicita, quasi un avvertimento. Quando infine compare il titolo GRAVITY, seguito dall’inquadratura del pianeta azzurro che ruota lentamente nello spazio, il contrasto è totale.

Dal vuoto nero si passa all’immensità silenziosa, visivamente magnifica ma inospitale. In poche righe, Alfonso e Jonás Cuarón stabiliscono il tono: lo spazio non è un luogo neutro, ma un antagonista silenzioso e onnipresente. E lo fanno con una scrittura minimale, che si affida al potere delle immagini e alla forza del non detto.

Lo stile di scrittura è asciutto, visivo, privo di fronzoli: ogni parola serve a costruire l’esperienza immersiva che il film offrirà allo spettatore.

Non ci sono troppe didascalie, solo ciò che la macchina da presa può vedere o udire — e in questo caso, nemmeno quello. La pagina uno si presenta così: scarna, essenziale, ma potentissima. Un esempio perfetto di come una sceneggiatura possa comunicare tensione e atmosfera fin dal primo fotogramma non mostrato.

Versione del film

Autore dell'articolo
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Federico Verrengia

Una storia inizia con un’idea, piccola ma potente, capace di crescere e prendere vita. Così è iniziato il mio percorso verso il cinema e il mestiere dello sceneggiatore, e ho voluto fondare Pictures Writers per rendere il tuo più semplice.