Il test di Bechdel - Dykes to watch out for: Il sessimo nelle storie cinematografiche
By Lorenzo Carapezzi / Aggiornato 8 giorni fa / Sceneggiatura

Il test di Bechdel: L'impatto dei personaggi femminili

Nonostante i numerosi passi avanti compiuti negli ultimi anni, le storie raccontate al cinema restano in gran parte maschili. Secondo uno studio del Center for the Study of Women in Television and Film della San Diego State University, solo il 38% dei protagonisti nei film più visti del 2023 erano donne, una percentuale in leggero aumento rispetto agli anni precedenti, ma ancora lontana dalla parità.

La situazione si aggrava se allarghiamo lo sguardo oltre il protagonismo: i personaggi femminili spesso esistono solo in funzione degli uomini: mogli, fidanzate, madri, vittime, muse: ruoli ricorrenti che, per quanto importanti, raramente bastano a definire una personalità autonoma.

Per noi sceneggiatori e aspiranti tali, è fondamentale chiederci che tipo di storie stiamo contribuendo a raccontare. È qui che entra in gioco il Test di Bechdel, uno strumento tanto semplice quanto rivelatore, capace di farci riflettere su come costruiamo i personaggi femminili nelle nostre sceneggiature.

Alison Bechdel

Origini e diffusione

Il test prende il nome da Alison Bechdel, fumettista statunitense celebre per la graphic novel Fun Home, un'opera che si distingue per l'uso raffinato dei salti temporali, tra analessi e prolessi (flashback e flashforward).

Nel 1985, in una striscia del suo fumetto Dykes to Watch Out For, Bechdel mette in scena una conversazione tra due donne che discutono se andare o meno al cinema. Una di loro spiega di avere una regola: accetta di vedere il film solo se soddisfa tre criteri. Da lì nasce quello che oggi è noto come Bechdel Test.

All’inizio era solo una battuta, una provocazione. Ma nel tempo, grazie anche alla sua diffusione online, il test è diventato un termometro culturale, uno strumento di analisi critica e un punto di partenza per riflessioni più ampie sulla rappresentazione di genere.

I tre semplici criteri

Per superare il Test di Bechdel, un film deve soddisfare tre semplici criteri:

Tutto qui. Nessun requisito di durata o profondità della conversazione. Bastano poche battute. Eppure, tantissimi film non superano questo test.

Esempi famosi: chi lo passa e chi no?

È importante sottolineare che il test non misura la qualità femminista di un'opera, né la profondità dei personaggi. Un film può superare il test e avere comunque personaggi femminili stereotipati, oppure può non superarlo e avere un’ottima rappresentazione di una singola donna protagonista.

Tuttavia, il test resta utile per evidenziare tendenze sistemiche nella scrittura e nella produzione. Ecco alcuni esempi noti che superano il Test di Bechdel:

  • Thelma & Louise” (1991) – Il film è praticamente costruito attorno al dialogo tra due donne, su una vasta gamma di argomenti.
  • Little Women” (2019) – Le sorelle March parlano di letteratura, soldi, ambizione, famiglia… e sì, anche d’amore.
  • Frozen” (2013) – Anna ed Elsa parlano tra loro in più momenti di argomenti che non riguardano uomini (tra cui la salvezza del regno e il loro legame di sorelle).

E invece, film molto amati che non superano il test:

Conclusioni

Il Test di Bechdel non è una formula magica, ma è un punto di partenza, un campanello d’allarme, una provocazione utile.

Come sceneggiatori, dobbiamo considerare chi stiamo mettendo al centro delle nostre storie e perché. E se un’idea non supera il test, forse vale la pena domandarsi: possiamo fare di meglio?

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Lorenzo Carapezzi

La scrittura è al centro della mia vita professionale. Creo storie originali e insegno sceneggiatura a giovani talenti, aiutandoli a trasformare idee in trame e personaggi memorabili. Per me, la sceneggiatura è un'arte e una passione quotidiana.