La presa di Roma 1905 - La nascita del cinema italiano
By Lorenzo Carapezzi / Aggiornato 5 minuti fa / Cinema

La nascita del cinema italiano: Il primo film e l’eredità di Alberini

Il 20 settembre 1905, esattamente 120 anni fa, Roma ospitava la prima proiezione ufficiale de La presa di Roma, considerato il primo vero film di finzione italiano.

Un cortometraggio muto di appena cinque minuti, realizzato da Filoteo Alberini, pioniere e inventore, il quale, con una macchina da presa costruita artigianalmente e una manciata di comparse ricreò uno degli eventi più simbolici del Risorgimento: la Breccia di Porta Pia.

Non era solo spettacolo: era memoria collettiva. Una pellicola che univa arte e patriottismo, portando sullo schermo un episodio ancora vivo nella coscienza nazionale di inizio Novecento. E, nel suo piccolo, anche questo articolo vuole essere parte di quella stessa memoria: un racconto che riporta alla luce un capitolo fondativo del nostro cinema, affinché non resti confinato ai libri di storia ma continui a vivere nella coscienza collettiva di oggi.

L’Italia dei primi del ’900

A meno di cinquant’anni dall’Unità del 1861, l’Italia era un paese giovane, fragile, ma soprattutto ancora diviso: il Nord si avviava verso l’industrializzazione, mentre il Sud restava ancorato a un’economia agricola e povera. Le tensioni sociali e politiche erano forti, i governi instabili e dominati da una ristretta élite liberale.

Nel 1900, l’assassinio di re Umberto I portò al trono Vittorio Emanuele III, ma la stabilità era ancora lontana. In questo clima di transizione, la nazione era alla ricerca di un’identità comune che andasse oltre le divisioni.

Eppure, nonostante l’instabilità sociale ed economica, sul piano artistico l’Italia viveva una stagione ricca di fermento. Luigi Pirandello cominciava a indagare le contraddizioni dell’identità umana, mentre Giovanni Verga continuava a raccontare con crudezza le realtà sociali del Sud.

In questo panorama di innovazione, un nuovo linguaggio stava per affacciarsi sulla scena mondiale: il cinema.

Il cinema prima e dopo “La presa di Roma”

Prima del 1905, il cinema in Italia era poco più di una curiosità tecnica. I film duravano dai 30 secondi a pochi minuti e riprendevano scene di vita quotidiana, eventi pubblici o piccole gag comiche: erano le cosiddette vedute, secondo il modello dei fratelli Lumière.

Le proiezioni si tenevano nelle fiere, nei caffè e nei teatri di varietà, e il pubblico assisteva con meraviglia a quelle immagini in movimento. Nessuno poteva immaginare che, di lì a poco, il cinema sarebbe diventato uno strumento di racconto e identità nazionale.

Girato con un budget di sole 500 lire e il supporto del Ministero della Guerra, La presa di Roma ricostruiva l’evento del 20 settembre 1870, quando l’esercito italiano aprì la breccia nelle mura di Porta Pia, sancendo la fine dello Stato Pontificio e completando l’Unità d’Italia.

Per la prima volta in Italia, un film non si limitava a mostrare immagini reali: raccontava una storia, con un inizio, uno sviluppo e una conclusione. Era un’opera pensata per emozionare e celebrare, ma anche per educare, diffondendo un messaggio patriottico e laico.

La proiezione ufficiale, in occasione del 35° anniversario dell’evento, divenne un vero e proprio rito civile. In sala sedevano fianco a fianco operai, borghesi e aristocratici: il cinema, fin dal primo giorno, si rivelò un luogo capace di abbattere le barriere sociali. La sala divenne una sorta di “agorà”, dove lo spettatore poteva riconoscersi nella storia proiettata, indipendentemente dal proprio ceto o dal proprio livello di istruzione.

Per la prima volta, la cultura non era appannaggio di pochi, ma diventava un’esperienza popolare, condivisa e accessibile. La sala cinematografica assunse il ruolo di una “agorà moderna”, uno spazio di incontro e confronto dove la nazione poteva specchiarsi e riconoscersi.

Conclusioni

Oggi, a 120 anni di distanza, La presa di Roma non è solo un reperto storico del cinema muto: è la testimonianza di un momento in cui l’Italia ha scoperto di poter raccontare sé stessa con un linguaggio nuovo, capace di arrivare a tutti.

Se il Risorgimento aveva costruito l’Italia con le armi, il cinema cominciò a farlo con le emozioni.

E, in un paese ancora diviso, Filoteo Alberini mostrò che, a volte, una storia proiettata su uno schermo può fare più di mille discorsi politici.

Il 20 settembre, mentre molti non sapranno che ricorre questo anniversario, qualche appassionato accenderà un proiettore, rivedrà quelle immagini in bianco e nero e sorriderà, sapendo che lì, tra quelle inquadrature tremolanti, è nato il nostro cinema.

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Lorenzo Carapezzi

La scrittura è al centro della mia vita professionale. Creo storie originali e insegno sceneggiatura a giovani talenti, aiutandoli a trasformare idee in trame e personaggi memorabili. Per me, la sceneggiatura è un'arte e una passione quotidiana.