Uno dei problemi più comuni per uno sceneggiatore è capire quando e come rivelare le informazioni chiave della storia. Raccontare tutto in ordine cronologico può risultare piatto o prevedibile, mentre nascondere dettagli troppo a lungo rischia di frustrare il pubblico. Allora come si può mantenere alta la tensione e sorprendere lo spettatore senza confonderlo?
Un modo efficace per arricchire la storia è sfruttare uno di questi due strumenti o entrambi:
- Analessi (flashback): è un salto indietro nel tempo che rivela eventi passati, spesso per fornire contesto o approfondire un personaggio. Essa compare nelle opere epiche dell’Antica Grecia. Un esempio classico è l’Odissea di Omero (VIII sec. a.C.), dove la narrazione non segue un ordine lineare: la storia inizia in medias res e solo dopo vengono raccontati, tramite flashback, gli eventi precedenti al viaggio di Ulisse. Anche nelle tragedie greche, come Edipo Re di Sofocle (V sec. a.C.), il passato viene rivelato progressivamente, aumentando il senso di fatalità.
- Prolessi (flashforward): è un’anticipazione di eventi futuri che crea suspense e incuriosisce lo spettatore su come la storia arriverà a quel punto. Essa compare in forme più rudimentali nella Bibbia e nei testi profetici, dove si anticipano eventi futuri. Nel Medioevo, Dante Alighieri utilizza la prolessi nella Divina Commedia (XIV sec.), anticipando il destino delle anime e il proprio viaggio spirituale.
Se usati bene, questi espedienti trasformano una storia lineare in un intreccio avvincente e multilivello. Ma attenzione: abusarne o inserirli senza uno scopo preciso può rendere la sceneggiatura confusa e poco efficace. Per far sì che funzionino, ogni salto temporale deve avere un motivo chiaro, sia per lo sviluppo dei personaggi che per il ritmo della storia.
Con il romanzo moderno, analessi e prolessi diventano strumenti sempre più sofisticati. Nel XIX secolo, autori come Charles Dickens (Grandi Speranze) e Emily Brontë (Cime Tempestose) usano il flashback per costruire mistero e caratterizzare i personaggi. Nel XX secolo, il modernismo letterario rivoluziona l’uso di queste tecniche: James Joyce (Ulisse, 1922) e William Faulkner (Mentre morivo, 1930) frammentano il tempo narrativo, sperimentando con continui salti temporali.
Nel cinema, il flashback appare fin dai primi film muti, ma diventa popolare negli anni ‘40 con il noir hollywoodiano (Double Indemnity, 1944), usato per creare tensione e dramma. Nel dopoguerra, registi come Akira Kurosawa (Rashomon, 1950) innovano ulteriormente l’uso dell’analessi, mostrando la stessa storia da prospettive diverse.
La prolessi è più rara nei primi decenni del cinema, ma diventa un elemento distintivo con registi come Federico Fellini (8½, 1963), che mescola presente, passato e futuro nella mente del protagonista. Negli anni ‘90 e 2000, film come Pulp Fiction (1994) e Memento (2000) destrutturano completamente la linearità temporale, portando l’uso di flashback e flashforward a nuove vette di complessità.
Analessi e Prolessi sono strumenti narrativi fondamentali per arricchire la storia, costruire suspense e approfondire i personaggi. A livello narrativo, permettono di svelare informazioni nel momento più opportuno, creando un intreccio più coinvolgente e stratificato. A livello drammaturgico, aiutano a gestire il ritmo e a modulare la tensione emotiva, mantenendo l’attenzione del pubblico alta.
Ma perché non è più efficace sfruttare un ordine cronologico degli eventi? Raccontare una storia in ordine lineare è la scelta più naturale, ma può risultare prevedibile o meno efficace nel creare tensione e mistero. L’uso dell’analessi permette di svelare il passato senza appesantire l’inizio della storia, evitando lunghi prologhi o spiegazioni dirette. La prolessi, invece, può anticipare eventi cruciali senza fornire tutti i dettagli, incuriosendo lo spettatore e spingendolo a voler capire come si arriverà a quel punto.
In sintesi, l’ordine cronologico funziona bene per storie semplici e dirette, ma se vuoi creare un intreccio più avvincente, sorprendere il pubblico e giocare con le aspettative, l’analessi e la prolessi diventano strumenti essenziali per una narrazione più dinamica e coinvolgente.
Similitudini e differenze
Nel cinema, queste due tecniche vengono utilizzate per arricchire la narrazione e creare un intreccio più avvincente. Rompono la linearità temporale, ma lo fanno con scopi differenti:
L’analessi (flashback) è spesso usata per approfondire il passato di un personaggio o svelare eventi cruciali che influenzano il presente. Un esempio iconico è C’era una volta in America (1984), in cui Sergio Leone frammenta il racconto attraverso continui salti temporali, lasciando lo spettatore a ricostruire il passato del protagonista.
Dall’altra parte, la prolessi (flashforward) viene impiegata per anticipare eventi futuri e generare suspense. Un esempio efficace è Fight Club (1999), che si apre con una scena tratta dal climax della storia, per poi tornare indietro e mostrare come il protagonista sia arrivato a quel punto.
Una delle differenze principali tra i due strumenti è il loro impatto sul pubblico: il flashback chiarisce, mentre il flashforward incuriosisce. Il primo fornisce spiegazioni retroattive, il secondo genera domande e tensione.
Se ben dosate, possono trasformare una storia lineare in un viaggio emozionante, costruendo un intreccio complesso senza confondere lo spettatore. Tuttavia, il loro abuso può rendere la narrazione frammentata e difficile da seguire, come accade in alcuni film che eccedono nei salti temporali senza una struttura chiara. Per questo, il loro utilizzo deve sempre avere uno scopo preciso, sia a livello narrativo che emotivo.
La bomba sotto il tavolo di Hitchcock
La celebre metafora della "bomba sotto il tavolo" di Alfred Hitchcock è perfetta per spiegare come analessi (flashback) e prolessi (flashforward) possano essere strumenti potenti per creare suspense.
Hitchcock spiegava la differenza tra sorpresa e suspense con un esempio semplice: immagina due persone sedute a un tavolo che parlano di argomenti banali. Improvvisamente, una bomba esplode: ecco la sorpresa, che dura pochi secondi. Ma se lo spettatore sa già che sotto il tavolo c’è una bomba con un timer che sta per scadere, la scena diventa molto più tesa: questa è la suspense, perché il pubblico è consapevole di un pericolo imminente e attende con ansia lo sviluppo.
Ora, come si applicano analessi e prolessi a questo concetto?
- La prolessi (flashforward) può rivelare in anticipo la presenza della bomba sotto il tavolo, facendo vedere allo spettatore il momento in cui qualcuno l’ha piazzata. Questo crea suspense perché, mentre i personaggi parlano ignari, il pubblico sa che sta per accadere qualcosa di terribile e si chiede: esploderà? Riusciranno a salvarsi in tempo?
- L’analessi (flashback) può invece essere usata dopo che la bomba è esplosa, per tornare indietro e spiegare chi l’ha messa, perché e quali sono le conseguenze.
Entrambe le tecniche servono a manipolare il tempo della narrazione per controllare le emozioni dello spettatore. La prolessi genera attesa e tensione, mentre l’analessi chiarisce e approfondisce. Se usate insieme con equilibrio, possono trasformare una storia lineare in un’esperienza avvincente e ricca di colpi di scena.
Esempi di analessi e prolessi
Esempio di Analessi: Lost
ALLARME SPOILER
Il prossimo paragrafo contiene dettagli cruciali sulla trama di Lost. Se non hai ancora visto la serie, salta questa sezione o torna dopo la visione!
Uno degli usi più celebri dell'analessi in televisione è Lost (2004-2010). La serie utilizza costantemente flashback per approfondire i personaggi e rivelare dettagli fondamentali sulle loro vite prima dello schianto del volo Oceanic 815.
Un esempio chiave è l'episodio "Walkabout", incentrato sul personaggio di John Locke (Terry O'Quinn). Durante l'episodio, vediamo scene del passato di Locke in cui sembra essere un uomo con una vita normale, desideroso di partire per un’avventura. Solo alla fine, con un colpo di scena rivelato attraverso il flashback, scopriamo che prima dello schianto Locke era su una sedia a rotelle. Questo ribalta completamente la percezione dello spettatore sul personaggio e sulla misteriosa isola, che sembra avergli ridato l'uso delle gambe.
Questa analessi funziona non solo per creare sorpresa, ma anche per approfondire il personaggio, mostrandoci il suo senso di frustrazione e la sua ossessione per il destino.
Esempio di Prolessi: Kill Bill - Volume 1
ALLARME SPOILER
Il prossimo paragrafo contiene dettagli cruciali sulla trama di Kill Bill - Volume 1. Se non hai ancora visto il film, salta questa sezione o torna dopo la visione!
Quentin Tarantino è maestro nella destrutturazione della narrazione, e in Kill Bill - Volume 1 (2003) usa una potente prolessi già nella scena di apertura.
Il film inizia con un’inquadratura in bianco e nero in cui vediamo La Sposa (Uma Thurman) a terra**,** sanguinante, mentre una voce fuori campo le parla. È Bill (David Carradine), il suo ex amante e leader della squadra di assassini che l’ha tradita. Subito dopo, le spara alla testa.
Solo dopo questa sequenza il film torna indietro, mostrandoci come La Sposa è arrivata a quel punto. Questa prolessi è efficace perché cattura immediatamente l’attenzione dello spettatore, che vuole scoprire come e perché la protagonista è finita in quella situazione. Inoltre, crea una tensione costante, dato che sappiamo che il vero confronto con Bill arriverà solo alla fine del secondo volume.
Questo esempio dimostra come la prolessi possa essere usata per intrappolare lo spettatore in un viaggio narrativo avvincente, mantenendo alta la suspense.
Consigli pratici
L’uso di flashback e flashforward può rendere una storia più avvincente, ma se gestiti male rischiano di confondere lo spettatore o rallentare il ritmo narrativo. Ecco, allora, tre consigli pratici per ciascuna tecnica, per sfruttarle al meglio senza perdere chiarezza e impatto emotivo.
Analessi (flashback)
- Dai un motivo chiaro al salto nel passato
Ogni flashback deve servire a qualcosa: rivelare un’informazione cruciale, approfondire un personaggio o dare una svolta alla trama. Evita flashback superflui che interrompono il flusso della narrazione. - Scegli il momento giusto
Un flashback funziona meglio quando risponde a una domanda che lo spettatore si sta già ponendo. Ad esempio, se un personaggio ha una reazione inaspettata a un evento, un’analessi può spiegare il motivo senza bisogno di lunghe spiegazioni verbali. - Rendilo visivamente e stilisticamente chiaro
Per evitare confusione, usa segnali visivi o narrativi che distinguano il passato dal presente. Cambi di colore, filtri, montaggio particolare o una voce narrante possono aiutare a far capire subito che si tratta di un ricordo
Prolessi (flashforward)
- Crea suspense, non risposte
Un flashforward deve generare curiosità, non svelare subito tutto. Mostra solo un frammento di un evento futuro, lasciando domande aperte su come si arriverà a quel punto. - Evita di abusarne
Se il pubblico sa troppo presto cosa accadrà, la tensione può calare. Usa la prolessi con parsimonia, per suggerire il destino dei personaggi senza compromettere la sorpresa finale. Segui per esempio la famosa “Regola del Tre”. - Gioca con le aspettative
Una prolessi può essere fuorviante o ambigua, inducendo il pubblico a trarre conclusioni errate. Mostrare una scena futura fuori contesto può far credere a un certo sviluppo della storia, per poi rivelare in seguito che le cose non erano come sembravano.
Conclusioni
L’uso di analessi e prolessi è un potente strumento narrativo che, se ben dosato, può arricchire la storia, aggiungere profondità ai personaggi e tenere il pubblico con il fiato sospeso. Tuttavia, è fondamentale impiegarli con criterio: i flashback devono essere funzionali alla trama e non spezzare il ritmo, mentre i flashforward devono stimolare la curiosità senza rivelare troppo.
Il segreto è trovare il giusto equilibrio, mantenendo sempre chiara la struttura del racconto e il coinvolgimento emotivo del pubblico. Quando usati con maestria, questi salti temporali trasformano la narrazione in un viaggio avvincente, capace di sorprendere e affascinare fino all’ultima scena.